" Sono fin troppo consapevole del fatto che si vive in un'epoca in cui
solo gli ottusi sono presi sul serio
e io vivo nel terrore di non essere frainteso." (Oscar Wilde)
"Le c0se n0n SeRve chE SiaNo aCcaDutE pEr eSsere vEre.
I RaCconti e i SognI son0 le vErità omBrA che durEraNno
quanDo i seMplIci fAtTi sAraNno p0lVere e cEneri, e DimentIcati."
(Sogno, in Terre del Sogno)
*A me MI piace*:
*A me invece non MI piace*:
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“Quando il fato t’è contrario e mancato ti è il successo...
Smetti di far castelli in aria e va a piangere sul...”
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::domenica, settembre 21, 2003 ::
Mi perdonerete la digressione particolarmente seria, ma mi sono comprata un libro che consiglio a chiunque abbia voglia di farsi mettere davanti agli occhi fatti e opinioni in maniera lucidissima e micidiale.
Consigliare non basta.
Qui di seguito vi trascrivo un pezzo del primo capitolo.
( Intervista raccolta da John Junkerman nell'ufficio di Noam Chomsky il 22 maggio 2002.
Tratta dal libro "Dopo l'11 Settembre - Potere e Terrore" di Noam Chomsky, Marco Tropea Editore. )
Negli Stati Uniti conosciamo perfettamente il numero delle nostre vittime, e il grande problema del dopoguerra è stato trovare i resti dei piloti americani. Ma nessuno ha la minima idea di quanti vietnamiti siano morti o stiano ancora morendo, le stime variano letteralmente di milioni. Perché la questione non ci interessa: non la prendiamo in considerazione se siamo noi che massacriamo gli altri.
Solo un paio di settimane da c'era una storia che occupava le prime pagine di tutti i
giornali. Alcuni scienziati avevano scoperto che sarebbe possibile costruire le cosiddette
bombe sporche, cioè bombe che mettono forti radiazioni senza avere un grande impatto distruttivo, e piazzarle da qualche parte a New York. Avevano anche calcolato i possibili effetti e avevano dichiarato che avrebbero causato un numero esiguo di morti, ma forse moltissimi malti e certamente un grande panico. Ecco una storia terribile, una notizia da prima pagina.
Lo stesso giorno si teneva una conferenza ad Hanoi alla quale partecipavano illustri scienziati statunitensi, ricercatori che avevano lavorato sulla diossina, il principale ingrediente velenoso del cosiddetto agente Orange. La conferenza riguardava gli effetti dell'impiego di armi chimiche statunitensi nel Vietnam del Sud, solo nel Vietnam del Sud. Al Nord era stato risparmiato questo orrore. Uno scienziato americano presente alla conferenza aveva rilevato i livelli di diossina in varie parti del paese.
Naturalmente le zone che erano state sottoposte alla distruzione dei raccolti e ad altri
impieghi dell'agente Orange registravano valori altissimi, centinaia di volte superiori a quelli massimi ammessi negli Stati Uniti. Ci sono anche casi recenti di persone intossicate dalla diossina, molti dei quali riscontrati negli ultimi anni e riguardanti i bambini. Hanno tentato di calcolarne gli effetti, che sarebbero colossali, probabilmente nell'ordine di centinaia di migliaia di vittime.Ma è difficile trovare anche un solo riferimento sulla stampa.
[...]
Così da una parte abbiamo un rapporto sul nostro impiego di armi chimiche, che ha ucciso
centinaia di migliaia di persone, e non se ne fa neanche un cenno; e dall'altra un rapporto
secondo il quale forse sarebbe possibile compiere a New York un'azione che potrebbe uccidere alcune persone, ed è una notizia da prima pagina. Ecco la differenza tra chi conta e chi no.
[...]
In parte si tratta di interiorizzazione di valori: tendiamo a ritenere che ciò che noi facciamo agli altri non sia importante. Questo non riguarda solo il giornalismo, vale anche per gli
studiosi, per gli ambienti intellettuali in generale.
Se facessimo un sondaggio tra gli intellettuali statunitensi, l'approvazione dei bombardamenti sull' Afghanistan risulterebbe schiacciante. Ma quanti di loro pensano che si dovrebbe bombardare Washington a causa della guerra scatenata dagli Stati Uniti contro il Nicaragua, per fare un esempio, o Cuba, o la Turchia o qualunque altro paese? Se qualcuno proponesse una cosa del genere sarebbe considerato pazzesco. Ma perché? Se in un caso è giusto, perché nell'altro è sbagliato?
Quando si tenta di parlarne molti non riescono a comprendere il senso della domanda; non riescono a concepire l'idea che dovremmo applicare a noi stessi il metro di giudizio che applichiamo agli altri. E' semplicemente incomprensibile. Eppure non potrebbe esserci un principio morale più elementare, basta leggere le parole del filosofo preferito di George Bush (Gesù) per saperlo. Nei Vangeli c'è una famosa definizione dell'ipocrita: ipocrita è chi rifiuta di applicare a se steso il metro che applica agli altri. Secondo questo criterio, tutto il
dibattito sulla cosiddetta guerra al terrorismo è pura ipocrisia, praticamente senza alcuna
eccezione.
Le persone lo capiscono? No, non riescono a capirlo.
:: Tanachvil alle 18:11
::pErMaLiNk::
:: Abbiamo vinto 0 Commenti: Usate questo d'ora in poi!!! ::
Questo link resterà qui per un po', per farvi leggere i vecchi commenti, ma d'ora in avanti usate il nuovo link là sopra, grazie!
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