Oggi è una bella giornata, fa caldo, fuori c'è un sole splendido, il centro sarà pieno di tutti coloro che non hanno voluto o non hanno potuto andare al mare, in montagna, in campagna, o comunque fuori città, a piede libero appunto perché oggi è il primo maggio, festa.
Non è un controsenso?
Primo maggio, festa dei lavoratori.
I lavoratori lavorano perché così altri lavoratori possano godersi la festa e si possa fare quel po' di profitto in più.
Ma se tutti decidessero di non chiuder bottega, di non fare festa, allora non ci sarebbe più gente a spasso per il centro e allora non sarebbe che un giorno come gli altri, che quest'anno è un sabato come gli altri, ma come ben sappiamo è un caso.
A questo punto potremmo dire che tutte le festività non sono che giorni come gli altri, nelle quali, per un motivo o per l'altro, si ha la possibilità di stare a casa, di non lavorare.
E' un'occasione abbastanza rara, a ben guardare.
Ormai passiamo tutta la settimana, tutti i giorni a lavorare. Chi è fortunato ha sabato e domenica liberi, chi è ancor più fortunato, come me, ha un contratto part-time e lavora solo quattro giorni su sette (prendendo però molto meno, il che ovviamente è un grosso lato negativo). Altri ancora si fanno tutta la settimana, con un giorno libero a rotazione, che quasi mai è la domenica o il sabato, altri, soprattutto i lavoratori estivi, hanno un giorno o due di pausa ogni 15 lavorativi, in barba a cosa sarebbe legale o no.
E badiamo che sto parlando solo di situazioni felici, legali, senza andare a toccare la vergogna dello sfruttamento del lavoro nero e della manodopera degli immigrati, trattati come persone di seconda categoria quando non addirittura come animali o peggio.
In una situazione come questa è così grave avere un giorno in cui non si lavora, un giorno di festa? E' così un male? Provoca un danno così grave all'economia del paese, avere un giorno in cui la nostra vita non si basa sul comperare o sul vendere?
Ormai andare a fare un giro in centro, una passeggiata, una gita da qualche parte, è fattibile solo se c'è una meta commerciale, fateci caso.
Si va a fare le vasche in centro solo se i negozi sono aperti, se no che ci vai a fare?
Vado a fare una passeggiata se c'è il gelataio, la baracchina, il chioschetto.
Prendiamo la macchina e andiamo a fare un bel giro all'outlet, al centro commerciale, allo showroom, al mercatino.
Poi, è vero, magari non compri nulla, ma quante volte capita?
Pare che se non c'è la possibilità di vendere e comprare, la vita non abbia senso.
Forse non aveva poi sbagliato Gandini quando in Videocracy suggeriva che siamo ormai una generazione (noi e quella precedente e quelle successive) allevata da Berlusconi. Mi pare che anche Vendola dicesse qualcosa di molto simile l'altra sera da Fazio. Berlusconi non ha conquistato un elettorato, lo ha allevato, cresciuto e plasmato e raccolto quando era maturo e noi, che ci piaccia o no, che lo vogliamo o no, che lo votiamo o no, siamo parte di questo gregge. Magari siamo la parte che decide poi con un atto di volontà di distaccarsene, ma siamo nati in quel gregge, il gregge dell' avere, del comprare, del misurare a suon di biglietti da mille, si diceva una volta, il valore delle cose.
Chi l'ha detto che dobbiamo avere sempre la possibilità di comperare? Chi l'ha detto che i negozi devono essere sempre aperti? Ma non possiamo svilupparci un attimo e andare a fare la spesa negli orari di apertura? Certo, avere degli orari elastici fa comodo, soprattutto se in un negozio ci lavori anche e ti trovi alle nove di sera a chiudere bottega.
Ma è davvero necessario avere negozi aperti fino a tarda notte? Dobbiamo, noi commercianti, darci a questo abbordaggio coatto del cliente? Stai girando e ovunque ti volti noi ci siamo! e siamo aperti! Sìiii! Anche a mezzanotte! Alle due! Alle cinque del mattinooooooo! Comprare e divertirsi sono diventati davvero sinonimi? Se non ho la possibilità di comprare nulla mi sento davvero così persa e spaesata?
Oggi è il primo maggio e molti negozi a Bologna sono aperti.
Prima di rifletterci sopra, parlandone con la mia famiglia, avevo pensato che non ci fosse nulla di male: se tu vuoi tenere aperta la tua attività ed è una tua scelta, perché non dartene la possibilità.
Poi mi son resa conto che anche questo discorso è sbagliato.
Se tu, che sei proprietario, dirigente e anche unico dipendente della tua attività decidi di lavorare oggi, lo fai perché temi di perdere il ricavo di una giornata di lavoro potenzialmente fruttuosa. Perché hai paura, ovvio, chi non ne ha in questo periodo?
Così facendo però, il tuo vicino, che invece ha dei dipendenti, se tiene chiuso ci perde. Tu tieni aperto, richiami clientela e ci guadagni, mentre lui no. E allora terrà aperto, chiedendo ai suoi collaboratori chi tra loro se la sente di lavorare il primo maggio. Supponendo che si tratti di un bel rapporto di lavoro, sereno e legale, immaginiamo che sia davvero una scelta e che due lavoratori su tre decidano di lavorare e il vicino terrà aperto il primo di maggio.
A quel punto la grande attività non può fare a meno di fare lo stesso: arriverà una comunicazione ai dipendenti in cui si dice che il primo maggio si lavora. Certo, è facoltativo, certo, si può esercitare il proprio diritto e si può dire di no. Chi sarà tra i vari dipendenti a tempo determinato, a progetto, col contratto in scadenza e compagnia bella ad avere il coraggio di dire di no?
Potrei andare a vanti ma mi pare inutile.
Un gesto apparentemente innocuo e magari anche giusto dal punto di vista economico se guardato da vicino diventa sbagliato dal punto di vista etico.
Perché io ci credo ancora in un'etica del lavoro.
Si potrebbe obiettare che con la crisi che c'è, non possiamo permetterci di essere etici e che bisogna arraffare, far soldi, tappare i buchi.
Oi, francamente a me pare che questo sia l'atteggiamento che ci ha portato a questa crisi. Chiamalo capitalismo, chiamalo capitalismo selvaggio, chiamalo sfruttamento, chiamalo speculazione, chiamalo "il mondo è una giungla e solo i forti e i crudeli sopravvivono", ma è sempre quello alla fine.
E' l'atteggiamento contro il quale chi ha ottenuto questo giorno di festa ha lottato.
Perché allora, parliamoci chiaro: rende molto di più non pagare i dipendenti se non a cottimo. Meglio ancora, rende ancora di più non dare un orario fisso di lavoro, ma chiamare di giorno in giorno per quante ore si ha bisogno, il dipendente. 1 ora, 10 ore, 20 ore, tre ore. E pagarlo quando abbiamo i soldi, anche mai. Rende molto di più licenziare le donne incinte. Rende molto di più non pagare i giorni di malattia o di ferie. Rende molto di più far lavorare i bambini nelle fabbriche. Devo tornare ancora più indietro? Sono arrivata alla rivoluzione industriale, ma ci sono belle perle di etica del lavoro anche andando indietro, eh...
Oggi è il primo maggio, io non lavoro.
Domani, domenica, il centro commerciale in cui lavoro è aperto. E' stata organizzata un' apertura straordinaria per recuperare una sabato di chiusura. Oggi, primo maggio.
Io sono una dipendente e domani andrò a lavorare perché non ho altra possibilità, ma non mi piace granché.
Oggi è il primo maggio e io sto a casa al posto di domani che è domenica.
Suona brutto.