" Sono fin troppo consapevole del fatto che si vive in un'epoca in cui
solo gli ottusi sono presi sul serio
e io vivo nel terrore di non essere frainteso." (Oscar Wilde)
"Le c0se n0n SeRve chE SiaNo aCcaDutE pEr eSsere vEre.
I RaCconti e i SognI son0 le vErità omBrA che durEraNno
quanDo i seMplIci fAtTi sAraNno p0lVere e cEneri, e DimentIcati."
(Sogno, in Terre del Sogno)
*A me MI piace*:
*A me invece non MI piace*:
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“Quando il fato t’è contrario e mancato ti è il successo...
Smetti di far castelli in aria e va a piangere sul...”
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::sabato, gennaio 24, 2004 ::
Tolkien.
Ne ho sentite di tutti i colori in questo periodo di uscita filmografica. Era
inevitabile del resto.
E' da quando sono piccolina che sento ripetere questa solfa: Tolkien era uno scrittore
'reazionario' e Il Signore degli Anelli è un libro 'fascista'.
E' da quando sono piccola che lo sento ripetere, ma per mia fortuna non mi sono mai
lasciata dire dagli altri che opinione dovevo avere.
Cosa che invece sembra essere costume piuttosto diffuso nella mia generazione e in
quelle limitrofe.
Siamo tutti molto bravi a a farci dire cosa dobbiamo fare e soprattutto, cosa più
grave, cosa dobbiamo pensare.
Anche su Tolkien.
Perché effettivamente è molto più facile farsi raccontare un'opinione standard, da
snocciolare poi a qualcun altro, che leggere effettivamente un mattonazzo come ISdA
(Il Signore degli Anelli).
Ci sono alcuni libri che si prestano molto a questo giochetto.
Hai mai letto 'Il pendolo di Fucault'?
'Ceeerrrto...Una noia!'
Oppure: 'Non è poi pesante, l'ho trovato gradevolissimo'
Oppure ancora: 'Mah, certo, l'introduzione è una palla, ma il resto è
interessantissimo'
Ma andate a cagare, và!
Solleticata da queste opinioni variegate, e dal fatto che il suddetto mattone di Eco
stesse sul comodino della sorella da mesi e mesi, lo afferrrai ad un'età che non
ricordo, ma doveva esser non troppo adulta... Ed effettivamente dopo le prime dieci
pagine lasciai perdere, per poi riprenderlo qualche anno dopo. Ma non ho pensato
nemmeno per un istante che sia un libro 'di leggerissima lettura'.
Ma volevo farmi un'idea mia.
Più o meno la stessa cosa succede, a livelli molto alti, con l' Ulisse di Joyce.
L'ho letto l'estate che andammo in Irlanda per fare lo scambio con la scuola.
Non è stata una paseggiata.
Non lo apprezzo come il maggior capolavoro mondiale per diversi motivi.
Ma credo che oggi noi si sia enormemente avvantaggiati nella lettura della Joyceana
mappazza rispetto a lettori anche solo di 20 anni fa.
Amen.
Tutto questo per dire che non prendo nemmeno in considerazione per un minuto quelli
che fanno finta di aver letto ISdA e che lo tacciano di razzismo, fascismo, apologia
del nazismo (bum!) e compagnia bella.
L'altra mattina leggevo 'City' uno di quei quotidiani gratuiti che girano per la
città...
C'era la prima recensione su "Il ritorno del Re". Iniziava più o meno così: 'Peter
Jackson non si smentisce con l'insopportabile e legnoso terzo episodio della sua
insopportabilmente noiosa saga. Anche qui, nella più becera tradizione, masse di
orchetti (proletari?)...'
Ho smesso di leggere la recensione...
Allora... Intanto posso discutere sul legnoso e sul noioso, ma i gusti son gusti,
anche se un giornalista o pseudo tale dovrebbe motivare almeno un po'... Magari lo
faceva nel resto dell'articolo. Beneficio del dubbio.
Poi... Le masse di orchetti proletari???
Imbecilli del politically correct a tutti i costi!
Teste di cazzo della parità e dell'appiattimento totale. I coglioni per cui non si
possono più chiamare le cose col loro nome perché ogni termine diventa un'offesa
tremenda a qualche sottocategoria.
Dei bambini...
Dei bambini indispettiti.
Che senso ha andare a paragonare gli orchetti Tolkieniani con la massa proletaria?
Che senso ha?
Tutto quello che c'è nella saga degli Anelli, a mio modesto parere, va inserito nel
suo contesto.
cioè?
Cioè ora cerco di spiegarmi.
Cioè tolkien che cosa fa? Scrive una saga epica nello stile delle antiche saghe, nello
stile dei Nibelunghi, nello stile del ciclo Arturiano, nello stile del Beowulf.
E lo fa bene.
Per farlo bene deve rispettare anche la forma mentis che stava dietro a quei racconti,
a quelle storie di gesta epiche, maghi cattivi e fate buone, spiriti bainchi e altri
neri, nobili eroi e pavidi, codardi, malvagi nemici.
Non stiamo parlando degli eroi moderni, con difetti, sentimenti, paure, magari gobbi o
deformi, goffi o stupidi. Non stiamo nemmeno parlando di un Marcovaldo, un Bertoldo o
di personaggi grotteschi, comici, non stiamo parlando di triksters né di luciferini
antieroi pieni di rimorsi e umanità.
No.
Stiamo parlando di paladini. Eroi epici. Tolkien racconta la storia di alcuni impavidi
eroi -non per questo privi di paure e talvolta di difetti e incertezze- alle prese con
una lotta senza tregua tra Il Bene e Il Male.
Gli eroi sono Il Bene puro.
Ma per avere un Bene Puro, per avere la Luce, bisogna per forsa contrapporre ai nostri
eroi Il Male, l'Oscurità. E non un male, un personaggio malvagio, no, ci vuole IL
MALE ASSOLUTO.
Sauron.
Ci vuole qualcuno o qualcosa che sia l'incarnazione totale del Male, il male senza
possibilità di pentimento o redenzione e senza la minima volontà di pentimento
o redenzione.
E' S.Giorgio contro il Drago.
e il fatto che oggi si tenda a stare dalla parte del Drago più che da quella del santo
è questione di ribaltamenti, mentalità diverse e meno manichee.
C'è un personaggio che ti 'illude' di poter diventare modernissimo (e forse, chissà,
lo è davvero) ed è Gollum. Gollum fa pena, Gollum irrita e provoca fastidio,
indispettisce e spaventa il lettore come i protagonisti. Gollum è l'incertezza, la
guida infida. Ma per tutto il romanzo si pensa che forse, una volta distrutto l'
Anello, potrà essere aiutato, potrà finire i suoi giorni in pace, potrà essere
salvato.
Fino alla fine si spera quasi che in lui ci sia quella scintilla di bontà e di
'hobbità'che gli permetterà di essere 'redento'.
Ma non è così. Gollum non è recuperabile, è ormai malvagio e corrotto e il suo destino
è segnato. Magari la responsabilità non è solo sua, senz'altro l'Anello lo ha portato
a diventare qualcosa che non sarebbe mai stato senza, ma certamente c'era una
predisposizione al male nel suo essere.
Tolkien parla di destini che si compiono, di eredi legittimi ad un trono che è
più che il governo di un popolo. Aragorn è quasi un messia e nella sua predestinazione
al trono di Gondor c'è molto di magico e quasi di religioso. Aragorn è segnato dai
versi di una profezia che lo accompagna sin dall'inizio.
Poi ci sono gli Hobbit. Ci sono questi essere così vicini all'immagine di un mondo
giovane e puerile, senza grandi pensieri e grandi problemi, ma capaci di molto
coraggio e di molta determinazione. Gli Hobbit sono l'immagine della 'buona gente
semplice', la rappresentazione idilliaca di una civiltà contadina favolistica e
irreale, senza guerre, senza governo reale, senza nulla che non sia la vita serena,
quotidiana ed il gusto per la vita e le sue manifestazioni più natrurali.
Certo, si potrebbe dire che gli hobbit siano retrogradi, immobili, ottusi, il
desiderio di 'immobilismo' di un vecchio reazionario... Si potrebbe dire, ma sarebbe
riduttivo e sciocco a mio parere. Perché nella descrizione degli Hobbit c'è tanta
ironia, tante frecciatine e soprattutto un'atmosfera di 'età dell'oro', fantastica,
impossibile, distante. E poi basta guardare gli abitanti della Contea attraverso gli
occhi di chi, come Bilbo, ha visto il resto del mondo, per coglierne pregi e difetti
con lucidità e immenso affetto.
E allora come si può pensare che Orchetti e Uruk hai siano masse proletarie, negroidi
e sfruttate?
Vuol dire, a mio parere, essere maliziosi e in cattiva fede.
c'era bisogno di un Male, e Tolkien crea l'Oscuro Signore. C'era bisogno dei servi del
male e Tolkien crea Orchetti e Uruk hai, Saccheggiatori e cannibali i primi, votati
alla guerra e al massacro, avidi e violenti; creati 'in provetta' i secondi, fatti
apposta per essere lo strumento del Male, la sua emanazione.
Il fatto che questi 'soldati del male' siano perlopiù descritti come scuri, neri, di
pelle e di abbilgiamento, con armature nere e armi nere, è più che normale. Non è
forse sempre stato il nero un richiamo all'oscurità, all'inquietudine e al buio?
E' logico che nel SdA si contrappongano la luce benefica degli Elfi e le tenebre
striscianti di Orchi e Nazgul. E' perfettametne logico e simbolico e a mio parere non
si deve cercare a tutti i costi di ricondurre la cosa ad un fatto razziale, che in una
saga epica 'all'antica' non avrebbe avuto senso. Perché nelle saghe come il
Nibelunghi, lo straniero era naturalmetne il nemico, perché chi era diverso era
pericoloso per forza di cose, perché il mondo era fatto di tanti piccoli mondi a parte
che comunicavano con diffidenza e con sospetto.
E allora mi sembra sciocco voler trovare parallelismi a tutti i costi tra la politica
e l'ideologia moderna e la saga degli Anelli. Perchè sono tre mondi distanti tra
loro...
C'è il mondo delle saghe epiche, degli eroi antichi, c'è quello degli anni cinquanta
di Tolkien, di Oxford, della fine della guerra, e c'è il nostro di oggi, che non
saprei davvero come definire.
Finisco citando un pezzo che si trova in uno dei saggi scritti da Tolkien, Albero e
Foglia, e che condivido pienamente...
E lo cito per rispondere a chi non sa vedere nulla nelle storie lontane e fantastiche
de ISdA, per chi vede tutto questo come 'soltanto un'evasione, un nulla rispetto a
quelle storie che parlano dela realtà'.
Perché ISdA parla della realtà. Ma di una realtà che va oltre gli schieramenti
politici, oltre i paragoni sciocchi, oltre il politically correct e i piccoli
significati attribuiti da piccole persone. Credo e sono convinta che sia una storia
che parla a qualcosa di più profondo, di più intimo, piccolo eppure comunqe,
grandissimo ed eterno. Parla a quello che ognuno di noi, si spera, ha dentro. Parla
all'anima, parla al cuore.
"Certo, una fiaba è un'evasione dal carcere. Ma chi getta come un'accusa questa, che
dovrebbe essere una lode, commette un errore forse insincero, accomunando la santa
fuga del prigioniero con la diserzione del guerriero, considerando che tutti
dovrebbero militare a favore della propria degradazione a fenomeni sociali.
Le fiabe parlano di cose pramenti: non di lampadine elettriche, ma di fulmini.
Autore o amatore di fiabe è colui che non si fa servo delle cose presenti."
:: Tanachvil alle 16:02
::pErMaLiNk::
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