NOCTURNE
"Quando dici molte parole, non sempre significano qualcosa, o forse non significano nulla comunque, e noi pensiamo solo che vogliano dire qualcosa". -Delirio-
:: By the pricking of my thumbs, Something wicked this way comes... :: :: HoMe Luna-link alla mia homepage | *Qualcosa da dichiarare?*|

" Sono fin troppo consapevole del fatto che si vive in un'epoca in cui solo gli ottusi sono presi sul serio
e io vivo nel terrore di non essere frainteso." (Oscar Wilde)

QUELO

"Le c0se n0n SeRve chE SiaNo aCcaDutE pEr eSsere vEre.
I RaCconti e i SognI son0 le vErità omBrA che durEraNno quanDo i seMplIci fAtTi sAraNno p0lVere e cEneri, e DimentIcati."
(Sogno, in Terre del Sogno)


Questo è un blog decappizzato
*A me MI piace*:
Il rosso intenso, gli orsi, cucinare, la corte Unseelie, la cancelleria, il verso dei corvi alla mattina, ma pensandoci bene i Corvi in tutto, la radio, cantare, le Storie, la neve fitta fitta, il sushi, la pioggia sugli abbaini, Guglielmo Scuotilancia, il vento di febbraio, Tori Amos, i dolci di carnevale, Il parco Talon, il caffè lungo filtrato, l'Irlanda, Baudelaire, Goldrake, fotoscioppp, i glitter, il ciclo Arturiano, Lush, la lingua Giapponese, Laurell K. Hamilton, giocare di ruolo, i fumetti, scrivere, lo swing, nuotare nei fiumi, i treni, Hogwarts, il Kyr Royal, gli appennini, ancora 5 minuti, Star Trek, tirar mattina, le candele che odorano di candela, creare cose, Spike, i maron glacés, il profumo all'anice stellato, la marmellata di rose, accendere il fuoco...





*A me invece non MI piace*:
La televisione al mattino, I carciofi, il lunedì, la Fallaci, l'emicrania, Fabio e Fiamma, le brioches scadenti, i realisti sempre e comunque, l'aceto, quelli che'giappione, cina, è uguale...', essere presa in giro, la dieta, svegliarsi presto, i telefoni, chi parla al cinema, il limone sul salato, i criticoni, la banalizzazione, il mal di piedi, la neve quando si sporca, i reality sciò, il gelato fatto con "le polverine", guidare in montagna, l'acqua gassata, Bush, la grappa, il traffico, le trasmissioni sportive, l'insonnia, i bagni alla turca, le vespe, i giornali economici, l'odore di sigaretta la mattina, Celentano, i vigili urbani, il naso chiuso, le mezze stagioni, Fabio e Fiamma, le mode lessicali...




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“Quando il fato t’è contrario e mancato ti è il successo... Smetti di far castelli in aria e va a piangere sul...”

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Wed 9 Apr, 2025moon phases
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::venerdì, novembre 05, 2010 ::

Ho piantato gli iris in terrazzo. Ho anche montato la piccola serra per le piante più piccole. Quest'anno cerco di arrivare all'inverno un po' più preparata. L'anno scorso la neve e il freddo hanno falciato generosamente. Ora, armata di 'tessuto-non-tessuto', cerco di sistemare le cose prima che arrivi il freddo.

Prima o poi farò un lungo, noioso ed esaustivo post sull' e-book e sul mercato librario. Decisamente, le brevi note e i commenti di Facebook non sono il medium ideale per parlarne. Ma mi ci vuole un attimo per raccogliere le idee, che ne ho parecchie, e per metterle giù in modo comprensibile. Quindi si attenda con fede.


:: Tanachvil alle 12:44 ::pErMaLiNk::
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::domenica, ottobre 31, 2010 ::
Il fantasma del Profumo Passato

Ho scoperto da poco un bel blog che si chiama Bergamotto e Benzoino.
Si parla di profumi, ne più ne meno e l'argomento mi è sempre piaciuto.

Negli anni ho sviluppato un legame affettivo con certi profumi, alcune fragranze erano e sono in grado di portarmi indietro nel tempo, altre di commuovermi, altre ancora mi stuzzicano i sensi, altre mi danno fastidio fisicamente.

In un viaggio tra gli odori mi sono imbattuta in alcuni ricordi e considerazioni che volevo condividere.
Vado nel ripiano dei profumi di casa dei miei e trovo...



C'è stato un momento, negli anni novanta, in cui tutti i maschietti più o meno adolescenti profumavano di CK Be.
E anche le ragazze, naturalmente. Infatti ne ho un residuo anche io, una bottiglia del profumo più di moda e più inflazionato di quel periodo (assieme al fratello CK One), che riannusato oggi sa di fresco, di pomeriggi passati a far finta di studiare, di kefiah arrotolata intorno al collo e di corse per prendere l'autobus. Sa di pause caffé alla macchinetta del corridoio e di segreti raccontati al telefono.
Tutto sommato ancora un buon profumo, assolutamente unisex e gradevole.


Lui, il signore dei profumi scicchettosi. Nato 'per lui', ma abusato da lei.
Quanto ci piaceva questo!
Me lo facevo regalare per Natale perché lo avevo adorato quando lo aveva cominciato ad usare la mia migliore amica di allora e poi avevo deciso che sarebbe stato benissimo anche a me.
Non era mica vero, ovviamente. Su di me non c'entrava nulla, ma mi ci sono volute tre boccette prima di arrendermi all'evidenza e smettere di spruzzarmelo generosamente.



Di questo invece non conservo più nulla se non il ricordo. Lo lanciarono con una campagna pazzesca che funzionò alla grande. Era IL profumo fatto apposta per TE. Tu, adolescente, non cercare oltre perché questo è il potente feromone della sicurezza, della seduzione, ma insieme della perfetta correttezza. A forma di ciucciotto, per assecondare la mania del momento (mammamia, che cose strane abbiamo collezionato negli anni) era di un colore bruno e profumava di... Di caldo, di avvolgente, di profondo. Era forte, era dolce ma non lezioso. Era un profumo che mi piaceva da morire, con qualcosa di pungente mascherato da rotondo. Era, tutto sommato, molto innocente.

Ricorda niente? Tutte avevamo un collezione, grande o piccola che fosse, di queste boccettine. I più quotati erano la Vaniglia e il White Musk.
Ah, che esotici che ci parevano! Non ho un 'profumo', io. Io so di vaniglia! E giù a quintalate!
E il White Musk... Che cos'era? Da dove veniva? Non lo sapevamo, ma ci piaceva da morire.
Poi c'erano le pazze che si lanciavano con il profumo di Pesca , che quando ti passavano accanto, a scuola, scatenavano improvvisi desideri di the freddo.
E una boccetta ti durava mesi. Io ne ho ancora un paio, a dire il vero, che custodisco gelosamente.



C'erano poi i profumi che ti erano entrati in testa non tanto per il loro odore, quanto per la pubblicità che li promuoveva. Chi non si ricorda questa?
Il profumo, in se e per se, non mi è mai piaciuto granché e lo ricordo anche poco.  A renderlo popolare tra le ragazze allora era la bottiglietta stile Decò e la nappina che pendeva dal tappo, che facevano davvero effetto e davano un'idea di lusso. E poi c'era la pubblicità a martellare dalla tv  e "le nouveau parfum de Cacharel" sembrava quasi uno slogan efficace. Eravamo parecchio più innocenti, forse. Mah!



Ho appena deciso che l'argomento profumi è troppo vasto per un solo post. Per cui oggi mi dedico ai profumi del passato e basta...
Quali sono stati i vostri profumi del passato? Quelli dell'adolescenza se non dell'infanzia, quelli che le compagne di classe portavano in massa, quelli che riconoscete e vi fanno fare un tuffo indietro nel tempo?


:: Tanachvil alle 17:32 ::pErMaLiNk::
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::mercoledì, settembre 29, 2010 ::
Questo post è una lagna.

Non dico per dire, ma nel vero senso del termine. Ora mi lamento cinque minuti, quindi siete avvisati. Se non volete sentire le mie lamentele smettete di leggere.
Ecco.
Vengo da  dieci giorni di inferno dentro il cazzo di capannone dei libri sudati. Dentro 40 gradi e l'umidità di una palude. Fuori vento gelato e pioggia. L'acqua che filtra è diventato un incubo ricorrente e adesso, come una condanna, mi appare una macchia di acqua sul muro della casa nuova appena finita di ristrutturare. Solo il pensiero di dover aprire il muro mi fa star male.
Dieci giorni di lavoro senza uno di pausa, chiudendo alle dieci di sera. Peso. E intanto il ragazzino raccomandato di cui vi raccontavo qualche post fa se ne è andato. Doveva portare a termine il suo contratto alla fine di settembre, ma ha lasciato durante gli ultimi giorni di tendone. Perché? Perché trovava inaccettabile che gli dicessimo cosa fare, perché proprio non riusciva a non trattare a pesci in faccia i clienti e perché evidentemente lavorare era troppo per lui. Con un'alzata di culo esemplare, dopo una giornata farcita delle sue sclerate con i clienti, ha preso e se ne è andato. Ciaao.
Noi invece siamo rimasti a lavorare lì, fino alle dieci, poi i conti e poi a casa verso le unici e poi via di nuovo la mattina dopo alle nove.
Mi sono ammalata. Ho la febbre che va e viene da dieci giorni e una tosse di quelle che da bambini si chiamava "la tosse cattiva". Il raffreddore è passato e mi sa che sta anche tornando. Sono stanca e mi sa che il mio sistema immunitario è stanco pure lui.
Niente giorni di riposo settimanali, si diceva, quindi mi son presa le ferie il venerdì, il sabato e la domenica per andare al raduno della Eymerich ML. Tre giorni a Sansepolcro, molto belli anche se non propriamente riposanti. Ma di questo non posso certo lamentarmi.
Torno domenica sera, mi lavo, metto tutto in lavatrice e vado a dormire. La mattina dopo si smonta il capannone. Dalle 8.00 di mattina lavoriamo senza pause fino alle 18.30. A casa mia fanno 10 ore e mezza. Verso le tre alcuni di noi chiedono dieci minuti per recuperare un toast e una bottiglietta d'acqua. I capi acconsentono a malincuore guardandoci male. Facendo un conto approssimativo, siamo stati via 15 minuti in tutto, comprendenti acqua, cibo, pipì e sgranchimento. Quindi, dai non sono state dieci ore e mezzo, ma solo dieci e un quarto.
Il giorno successivo gli altri stanno a casa e io vado invece a lavorare in una libreria che ha bisogno di personale perché si sono incrociate ferie e malattie degli altri librai.
Quando stacco, alle tre e mezza, diluvia. Fanculo.
La tosse peggiora e mi spunta il mal di testa a intermittenza. Non riesco a a dormire e la cosa mi manda nei matti. E una cazzo di macchia di umidità si sta allargando sulla mia parete nuova...
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!


:: Tanachvil alle 10:11 ::pErMaLiNk::
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::venerdì, settembre 10, 2010 ::
Il valzer dei refferrer
Dopo eoni et eoni torno a scrivere sul blog e dunque torno anche a dare un'occhiata ai miei referrer... 
non deludono.
Ci sono i classici, ci sono novità, ci sono buoni motivi per mettersi le mani nei capelli.

Per la categoria "Ma come diavolo sei finito qui?" si piazzano:
gaming hall,casinò a gallio, 05\01\2010 orario di apertura (non sono mica le pagine gialle...)
quando fanno i fuochi d'artificio a volpedo 2010 (non ne ho idea)
giochi di treni da guidare (ma fanno ritardo)

Per la categoria "Uoot?" troviamo invece:
casi angeles tic tac
ci avete starcite

Categoria: "Massì, chiediamolo a Google, và!"
scemo chi legge in giapponese (probabilmente è quel kanji che ti sei fatto tatuare)
"suggerimenti erotici" (così, eh, con le virgolette...)
cosa si fa per rallegrare il poliziotto di my sims (Vedi i suggerimenti erotici di cui sopra.)

Categoria "Ti prego, no."
gatto goth (No.)
immagini dame bellissime glitterate (Bimbaminkia.)
cazzo usb (Qualsiasi cosa tu stia pensando, NON FARLO!)
re artu glitterato (blasfemo!)

Fuori categoria:
coro athena laval foto (chiunque tu sia, grazie.)
i papaveri (Son alti alti altiii!)
immagini balenghe (e malmostose... la capiamo in sette questa)
gabyr bedy sandocan (ghi, sgusa?)
montagna di muscoli nel film troy (C'è.)
sensazione di girameno di testa (Beh, se girameno è già un miglioramento)
mi spiace lasciare la mia cameretta ma mi sposo e sono felice (mi sembri maturo/a al punto giusto in effetti)

Ed ecco le mie tre preferite di questo mese:
  • Al terzo posto, il pesce siluro e il coccodrillo albino si uniscono, a creare un nuovo livello della leggenda urbana!       
    siluro albino
  • Al secondo posto: problemi andrologici o una nuova toria dei sei gradi di separazione?   
    bacon eiaculare
  • Al primo posto, senza possibilità di appello, questa perla:
    sexy tette che sbattono sul finestrino in un sexy wash video
Infine, non poteva mancare, come ogni mese, come ogni anno:
analnatrak ut vas bethod dokiel dienveh traduzione

Guarda negli occhi del Drago e dispera!
al mese prossimo. 



:: Tanachvil alle 19:31 ::pErMaLiNk::
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::mercoledì, settembre 08, 2010 ::
La Vespa al naso.




Mi piacerebbe che ci fosse - e se esiste fatemelo sapere - una classifica non dei libri più venduti, ma di quelli più letti.

Certo, non sarebbe semplice da stilare. Non basta comprare un libro e portarselo a casa, bisognerebbe pure aprirlo, leggerlo, finirlo.
Sarebbe interessante avere una classifica dei più letti, dei più finiti, dei più-lasciati-a-metà e via dicendo.
Perché alla fine ci concentriamo tutti quanti solamente sul libro che vendo di più, perché è quello che fa girar soldi in maniera massiccia e non ci chiediamo se poi tutti quelli che l'hanno comprato o portino a casa o meno, e se lo apriranno mai e se mai ne vedranno la fine.

A questo proprosito, mi saltava in mente una riflessione mentre leggevo la polemica riportata sul Il Post tra Lerner e Vespa, in calce alla quale il sempre dignitosisssimo (posso rendere il sarcasmo più evidente? Scusate, eh, ma a scanso di equivoci...) Bruno Vespa aggiunge:
"Al suo libro (di Lener, NdTanà) così ingiustamente bocciato dalla giuria popolare del Campiello, auguro comunque e ( sinceramente) di vendere almeno un terzo del mio più modesto “Donne di cuori”. Traguardo dal quale tuttora è lontano."


Ora... io nella vita faccio la libraia.
Io li vedo i "lettori" di Vespa.
Li conosco bene e bisognarebbe cambiare termini, per descrivere un certo tipo di cliente. Non sono lettori, sono acquirenti. Niente da dire, eh, vanno benissimo, però ai fini di questo ragionamento è utile distinguere.
I libri di Bruno Vespa sono molto comprati, ma pochissimo letti. Certo, non è l'unico per il quale si verifica questo fenomeno, ma sono abbastanza certa che per quanto lo riguarda sia un'evenienza che si verifica molto, molto di frequente.


Facciamo una statistica fatta in casa, basandoci solamente sulle mie osservazioni e quindi molto poco affidabile, ma facciamola.
Tenete conto, che per quanto siano mie osservazioni sono basate su un minimo di esperienza come libraia e sulla conoscenza ormai buona dei miei clienti... Insomma, almeno un pochetto fidatevi.

Su dieci persone che entrano in libreria alla ricerca di un libro di Bruno Vespa, nove non guardano minimamente il resto dei titoli proposti ed esposti nella libreria, ma vengono dretti diretti alla cassa.

Otto di questi nove vengono direttamente da me e chiedono "L'ultimo di Vespa" del quale non conoscono né il titolo né l'argomento.
(fatto comprovato da prove concrete ottenute nel corso del dialogo col cliente. Per alcuni esempi di questi dialoghi chiedere e vi sarà dato. Verrà aperta una apposita appendice comico-surreale.)

Di questi otto almeno cinque acquistano il libro per regalarlo (fatto comprovato da una loro dichiarazione o dal fatto che chiedano una confezione regalo)

Di questi cinque ce ne sono sempre due che mi dichiarano molto candidamente "Non sapevo cosa regalare, non penso che lo leggerà, però va sempre bene, no?"


Eh, certo, Vespa è un po' come il nero. Va su tutto.


:: Tanachvil alle 11:54 ::pErMaLiNk::
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::martedì, settembre 07, 2010 ::
"Presto verrà il freddo"
Lo leggo su un altro blog, stamattina, ed è come se qualcuno gridasse che il re è nudo.
Fanculo.
Ero bravissima a fingere che ci fosse ancora un po' di estate da godersi...
Invece guardo un istante fuori dalla finestra della terrazza e la vedo. Cappa grigia con la levità di un sacco di cemento, tutta sparsa sul cielo. L'aria, fredda, senza possibilità di errore. Devo tirar fuori la giacca per andare in scooter o tornando da lavoro mi congelo.
E' ricominciato "Il ruggito del coniglio" e tra breve ricominceranno anche tutte le serie tv da scaricare. Non si trova più parcheggio. Ieri sera mi sono fatta una tazza di the.
Settembre, cacchio. Non c'è scampo.
Quest'anno non ho nemmeno visto il mare, non sono andata da nessuna parte e ora vorrei scappare.
Ma no, nada, si resta, che ci son poche alternative. Affrontare settembre con la grazia di una panzerdivisionen.
Ho forse alternative?


:: Tanachvil alle 09:24 ::pErMaLiNk::
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::martedì, agosto 17, 2010 ::
Ora, ognuno di noi nel corso della propria vita, si trova davanti a diverse occasioni che si possono definire ingiuste e scorrette, è piuttosto naturale.
E' anche naturale sentirsi colpiti da queste situazioni e finire per lamentarsene su un blog.
Sì, signora mia, lo è!

Che accade? Accade che da un paio di anni lavoro per un'azienda che fa della correttezza nei confronti dei dipendenti uno dei suoi cavalli di battaglia. In effetti io ho un contratto a tempo indeterminato e questo già dà l'idea di quanto le cose siano positive rispetto ad altri datori di lavoro. Solo che poi tirano un po' la corda su altro. Ecco, per esempio siamo pagati pochettino... come dire, non è che ci si possa poi lamentare, ma arriviamo ai mille solo con festività, straordinari o simili facezie. Il che fa sempre un po' tristezza.
Ma non voglio entrare troppo nello specifico del mio lavoro, no, perché volevo parlare di altro.

Per arrivare dove sono oggi (e non è che sia in chissà quale posizione, eh, però ci sono e ci resto) ho dovuto cominciare mandando un curriculum, che è stato cestinato.
Al decimo CV mandato, sono riuscita a far passare il mio nome nella rosa dei candidati.
Ho fatto un precolloquio, informale. Poi, un mesetto dopo, un colloquio vero e proprio.
Dopo qualche mese di attesa, mi è stato detto che ero stata presa. Ero una dei selezionati per frequentare il corso di formazione dell'azienda.
Abbiamo frequentato il corso, per otto ore al giorno dal lunedì al venerdì e con "affiancamenti passivi" in azienda, al sabato.
Dopo un mesetto e mezzo di corso sono iniziati gli stage. Il mio quasi subito, per cui, dopo le mie tre settimane di stage ad agosto, ho dovuto aspettare ottobre, quando avessero terminato tutti.
E quel punto abbiamo atteso il verdetto.

Finalmente, dopo un altra manciata di settimane, ci è stato comunicato chi era dentro, chi vinceva un contratto a tempo derminato con agenzia interinale.

Oggi alcuni dei nostri contratti interinali si sono trasformati in vere e proprie assunzioni a tempo indeterminato.
Tutto sommato una storia felice.


Poi capita che si sia in carenza di personale, per colpa di maternità, allattamenti, trasferimenti, nuove aperture e simili facezie e che serva prendere qualcuno in appoggio, part time.
E chi mandano? Un tizio, con l'aria un po' giandona, che ci viene detto esser stato introdotto da qualcuno di influente.
E a te ti tremano le gambe.
E te c'hai pure ragione.

Il povero fanciullo dimostra in pochi giorni una completa mancanza di attitudine per il lavoro, la totale incapacità a relazionarsi col pubblico e con i colleghi. Riesce, i poche settimane, a combinare più disastri di un team di schizofrenici e tutti - o quasi - perché invece di chiedere, improvvisa e finisce per fare casini. Si rivela, oltretutto, di una lentezza esasperante, anche nel portare a termine i compiti meno impegnativi, mettendoci, ad esempio, sei ore a fare qualcosa che uno di noi finisce in un'oretta e mezza. E il bello è che non finisce le cose, non termina i compiti che gli vengono assegnati. Quando è ora, lui se ne va e quando torna il giorno dopo, non ci pensa nemmeno a continuare da dove si è interrotto.

Dopo due mesi di impegno da parte mia e dei colleghi per aiutarlo, formarlo, insegnargli il mestiere, correggere i suoi errori, non cambia nulla. Rimane incapace e dannoso. un peso, un problema, detta in parole povere, un incapace.

Bene, pare che allo scadere del suo contratto, a fine agosto, questo sarà rinnovato.
Perché? Facile, perché ha le spalle coperte, il ragazzo.

E così, come si fa, secondo voi, dopo colloqui, selezioni, corsi di formazione, altre selezioni, stage, attese e contratti a termine interinali, a non incazzarsi e sentirsi presi per il culo?


:: Tanachvil alle 10:41 ::pErMaLiNk::
:: Abbiamo vinto 1 Commenti: Usate questo d'ora in poi!!! ::


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::sabato, maggio 01, 2010 ::
Primo maggio. Su coraggio.


Si discute, in questi giorni, delle molte attività commerciali che hanno deciso di tenere le serrande alzate oggi, primo maggio. Molti sindaci di diverse città hanno dato l'ok e molti commercianti hanno deciso che in un momento di crisi economica non era il caso di star chiusi un sabato di maggio.

Oggi è una bella giornata, fa caldo, fuori c'è un sole splendido, il centro sarà pieno di tutti coloro che non hanno voluto o non hanno potuto andare al mare, in montagna, in campagna, o comunque fuori città, a piede libero appunto perché oggi è il primo maggio, festa.
Non è un controsenso?
Primo maggio, festa dei lavoratori.
I lavoratori lavorano perché così altri lavoratori possano godersi la festa e si possa fare quel po' di profitto in più.

Ma se tutti decidessero di non chiuder bottega, di non fare festa, allora non ci sarebbe più gente a spasso per il centro e allora non sarebbe che un giorno come gli altri, che quest'anno è un sabato come gli altri, ma come ben sappiamo è un caso.
A questo punto potremmo dire che tutte le festività non sono che giorni come gli altri, nelle quali, per un motivo o per l'altro, si ha la possibilità di stare a casa, di non lavorare.
E' un'occasione abbastanza rara, a ben guardare.
Ormai passiamo tutta la settimana, tutti i giorni a lavorare. Chi è fortunato ha sabato e domenica liberi, chi è ancor più fortunato, come me, ha un contratto part-time e lavora solo quattro giorni su sette (prendendo però molto meno, il che ovviamente è un grosso lato negativo). Altri ancora si fanno tutta la settimana, con un giorno libero a rotazione, che quasi mai è la domenica o il sabato, altri, soprattutto i lavoratori estivi, hanno un giorno o due di pausa ogni 15 lavorativi, in barba a cosa sarebbe legale o no.
E badiamo che sto parlando solo di situazioni felici, legali, senza andare a toccare la vergogna dello sfruttamento del lavoro nero e della manodopera degli immigrati, trattati come persone di seconda categoria quando non addirittura come animali o peggio.

In una situazione come questa è così grave avere un giorno in cui non si lavora, un giorno di festa? E' così un male? Provoca un danno così grave all'economia del paese, avere un giorno in cui la nostra vita non si basa sul comperare o sul vendere?

Ormai andare a fare un giro in centro, una passeggiata, una gita da qualche parte, è fattibile solo se c'è una meta commerciale, fateci caso.
Si va a fare le vasche in centro solo se i negozi sono aperti, se no che ci vai a fare?
Vado a fare una passeggiata se c'è il gelataio, la baracchina, il chioschetto.
Prendiamo la macchina e andiamo a fare un bel giro all'outlet, al centro commerciale, allo showroom, al mercatino.
Poi, è vero, magari non compri nulla, ma quante volte capita?
Pare che se non c'è la possibilità di vendere e comprare, la vita non abbia senso.

Forse non aveva poi sbagliato Gandini quando in Videocracy suggeriva che siamo ormai una generazione (noi e quella precedente e quelle successive) allevata da Berlusconi. Mi pare che anche Vendola dicesse qualcosa di molto simile l'altra sera da Fazio. Berlusconi non ha conquistato un elettorato, lo ha allevato, cresciuto e plasmato e raccolto quando era maturo e noi, che ci piaccia o no, che lo vogliamo o no, che lo votiamo o no, siamo parte di questo gregge. Magari siamo la parte che decide poi con un atto di volontà di distaccarsene, ma siamo nati in quel gregge, il gregge dell' avere, del comprare, del misurare a suon di biglietti da mille, si diceva una volta, il valore delle cose.

Chi l'ha detto che dobbiamo avere sempre la possibilità di comperare? Chi l'ha detto che i negozi devono essere sempre aperti? Ma non possiamo svilupparci un attimo e andare a fare la spesa negli orari di apertura? Certo, avere degli orari elastici fa comodo, soprattutto se in un negozio ci lavori anche e ti trovi alle nove di sera a chiudere bottega.
Ma è davvero necessario avere negozi aperti fino a tarda notte? Dobbiamo, noi commercianti, darci a questo abbordaggio coatto del cliente? Stai girando e ovunque ti volti noi ci siamo! e siamo aperti! Sìiii! Anche a mezzanotte! Alle due! Alle cinque del mattinooooooo! Comprare e divertirsi sono diventati davvero sinonimi? Se non ho la possibilità di comprare nulla mi sento davvero così persa e spaesata?

Oggi è il primo maggio e molti negozi a Bologna sono aperti.
Prima di rifletterci sopra, parlandone con la mia famiglia, avevo pensato che non ci fosse nulla di male: se tu vuoi tenere aperta la tua attività ed è una tua scelta, perché non dartene la possibilità.

Poi mi son resa conto che anche questo discorso è sbagliato.
Se tu, che sei proprietario, dirigente e anche unico dipendente della tua attività decidi di lavorare oggi, lo fai perché temi di perdere il ricavo di una giornata di lavoro potenzialmente fruttuosa. Perché hai paura, ovvio, chi non ne ha in questo periodo?

Così facendo però, il tuo vicino, che invece ha dei dipendenti, se tiene chiuso ci perde. Tu tieni aperto, richiami clientela e ci guadagni, mentre lui no. E allora terrà aperto, chiedendo ai suoi collaboratori chi tra loro se la sente di lavorare il primo maggio. Supponendo che si tratti di un bel rapporto di lavoro, sereno e legale, immaginiamo che sia davvero una scelta e che due lavoratori su tre decidano di lavorare e il vicino terrà aperto il primo di maggio.

A quel punto la grande attività non può fare a meno di fare lo stesso: arriverà una comunicazione ai dipendenti in cui si dice che il primo maggio si lavora. Certo, è facoltativo, certo, si può esercitare il proprio diritto e si può dire di no. Chi sarà tra i vari dipendenti a tempo determinato, a progetto, col contratto in scadenza e compagnia bella ad avere il coraggio di dire di no?
Potrei andare a vanti ma mi pare inutile.

Un gesto apparentemente innocuo e magari anche giusto dal punto di vista economico se guardato da vicino diventa sbagliato dal punto di vista etico.
Perché io ci credo ancora in un'etica del lavoro.
Si potrebbe obiettare che con la crisi che c'è, non possiamo permetterci di essere etici e che bisogna arraffare, far soldi, tappare i buchi.
Oi, francamente a me pare che questo sia l'atteggiamento che ci ha portato a questa crisi. Chiamalo capitalismo, chiamalo capitalismo selvaggio, chiamalo sfruttamento, chiamalo speculazione, chiamalo "il mondo è una giungla e solo i forti e i crudeli sopravvivono", ma è sempre quello alla fine.
E' l'atteggiamento contro il quale chi ha ottenuto questo giorno di festa ha lottato.
Perché allora, parliamoci chiaro: rende molto di più non pagare i dipendenti se non a cottimo. Meglio ancora, rende ancora di più non dare un orario fisso di lavoro, ma chiamare di giorno in giorno per quante ore si ha bisogno, il dipendente. 1 ora, 10 ore, 20 ore, tre ore. E pagarlo quando abbiamo i soldi, anche mai. Rende molto di più licenziare le donne incinte. Rende molto di più non pagare i giorni di malattia o di ferie. Rende molto di più far lavorare i bambini nelle fabbriche. Devo tornare ancora più indietro? Sono arrivata alla rivoluzione industriale, ma ci sono belle perle di etica del lavoro anche andando indietro, eh...

Oggi è il primo maggio, io non lavoro.
Domani, domenica, il centro commerciale in cui lavoro è aperto. E' stata organizzata un' apertura straordinaria per recuperare una sabato di chiusura. Oggi, primo maggio.
Io sono una dipendente e domani andrò a lavorare perché non ho altra possibilità, ma non mi piace granché.
Oggi è il primo maggio e io sto a casa al posto di domani che è domenica.
Suona brutto.





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::lunedì, aprile 05, 2010 ::
Quest'anno niente Tortano e niente Pastiera. Io ero incastrata in orari di lavoro decisasmente sfavorevoli e la casa è ancora ribaltata dall'imbiancatura del piano di sotto.
Il piano di sopra, casa mia, per intenderci, è ancora una cosa piuttosto informe con muri appena intonacati e altri ancora da fare.
Turni demenziali, al lavoro, perché si cambia di nuovo organico, perché ci sono le due neo mamme in allattamento e fanno due ore e venti a testa, perché ci hanno rimesso la chiusura alle 21, perché siamo al delirio puro, eccetera.
Così, mattina di Pasquetta, con la seconda tazza di caffé come si deve davanti a me, sono qui, in cucina, che aggiorno l' IPod, ascolto la radio e mi godo questi rari momenti che assomigliano alla mia vita.

Io, di norma, la mattina ho una routine sviluppata negli anni. Come tutti, vado nei matti se questa routine mi viene sconvolta.
Io mi sveglio eoni prima del necessario e accendo la radio sul Ruggito del Coniglio, mentre vado a farmi la doccia e metto su l'acqua per il caffé.
Uscita dalla doccia, metto in infusione il caffé e accendo il computer.
Asciutta, con solo i capelli da finire di sistemare, mi siedo davanti al pc col caffé fumante e do un'occhiata al mondo: facebook, giornali online, articoli interessanti, mail, messaggi vari. Mi connetto con l'universo, insomma, mentre il caffé mi riavvia il cervello.
Poi mi finisco di preparare ed esco, oppure mi metto a fare altro, quel che c'è da fare nella giornata.

Da un mese e poco più, invece, mi alzo, aspetto che il bagno sia disponibile, intanto cerco i vestiti sepolti sotto le altre settantamila cose, non ho la radio, faccio la doccia e poi, il prima possibile, mi vesto ed esco, senza caffé o radio o sguardo sul mondo.
In più, a peggiorare la situazione, c'è la televisione.

Ora, io non amo il suddetto elettrodomestico, ma in determinate situazioni non mi dispiace. Ieri sera ho visto un film e qualche trasmissione delirante e divertente su Discovery Real Time.
Ma non sopporto, non reggo, mi dà un fastidio mortale, la televisione di mattina.
Non so perché, ma la trovo sbagliata più del solito.
Per me la mattina è fatta per fare, girare, srivere, cucinare, lavorare, prendersi cura di sé, delle piante, quel che ti pare, ma passarla seduti sul divano a guardare qualsiasi stronzata passi il convento, lo trovo semplicemente sbagliato.

Mio padre evidentemente no.
Lui ci si piazza davanti e, a un volume agghiacciante, si spara film d'azione anni ottanta, documentari sulla seconda guerra mondiale e tribune sportive.
O__________o

Io stamattina me la stavo godendo: sveglia presto, caffé come dico io, biscotti buoni, Ruggito del Coniglio, pc sul tavolo di cucina, lettura notizie, aggiornamento IPod... E adesso tutto è coperto dal rumore di esplosioni e grida, alternate a un coro gospel e alle sirene della polizia americana.
Odio la televisione.
E, sì, sto diventando anche più insofferente ed antipatica.
E allora?? è____é


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::giovedì, febbraio 18, 2010 ::
Sì, sono sopravvissuta al compimento dei trent'anni.
Rileggo 'ultimo post e mi rendo conto che ho abbandonato questo spazio da una vita e mezzo.
Si potrebbe pensare che l'arrivo degli 'enta mi abbia traumatizzata definitivamente.
Invece no. Semplicemente non avevo molto da dire.
E poi, sinceramente, Facebook ha massacrato i blog.
Ok, forse non i blog seri, quelli con *i contenuti*, quelli continuano a pubblicare, aggiornare e a fare i bravi.
I blog divaganti, quelli della gente che in fondo qui riversa quello che gli passa per la testa, no, quelli sono stati massacrati a dovere dall'avvento di Mr. Social Network per eccellenza.
Cazzata? La condivido su Facebook.
Sono arrabbiata? Lo scrivo su Facebook.
Voglio sapere che combinano gli altri? Mi faccio i cazzi loro su Facebook.
E via dicendo.
Io ci sono caduta in pieno.
E poi, siamo onesti, lì, con la mia identità spiattellata ai quattro venti, ho provato anche una strana, inaspettata sensazione di sollievo.
Non sono Tanachvil, su Faccialibro. Sono Clark Kent. E, sì, ho anche gli occhiali.
E' piacevole, ogni tanto, essere Clark Kent.
Però stasera sento il richiamo della mia pagina notturna.

C'è un motivo.
Scrivo dalla mia stanza.
Ecchestrano, direte voi.
No, no, dalla mia stanzetta. Quella dove dormivo fino a che non ho finito il liceo. Fino a che mia sorella non si trasferì fuori casa e io non occupai la sua mansarda, gradualmente ma inesorabile come un'infestazione.
Sono seduta alla scrivania che usavo per studiare e sulla quale ho preparato la maturità, con davanti la stessa finestra dalla quale una sera vidi il fumo di un cassonetto che bruciava in strada salire su fino al terzo piano. Sono qui, nella mia camera e chissà come mai mi è venuta voglia di scrivere di nuovo su questo blog.
Ritorno di adolescenza fuori tempo massimo? Forse.
Intanto, al piano di sopra, la mia casa è stata smontata e svuotata quasi del tutto.
Lunedì cominciano i lavori che la trasformeranno in una casa a tutti gli effetti, separata da quella dei miei, molto bella, almeno sulla carta e con una vera cucina! ^__^
Per cui, esilio, si ritorna qui a Sant' Elena per un paio di mesi, ammassata tra scatoloni e quintalate di vecchi ricordi da spulciare, vagliare, lasciare andare o custodire.
I miei libri hanno occupato, solo loro, più di una ventina di scatoloni. E, credetemi, sono una libraia. Li so fare gli scatoloni. Li ottimizzo io, gli scatoloni. Sono la dea degli scatoloni. Ma sono venuti fuori comunque più di venti cartoni di libri. Dove cacchio li metterò?
La gente normale pensa a appendere quadri e stampe alle pareti della casa nuova. Io già piglio le misure per le Billy.

Bene. Ora vado a leggere un po', nel mio lettuccio piccino e tutto storto, poi a letto, che domattina ci si sveglia, si finisce di sbaraccare dieci anni di vita e poi, dopo questa mattinata rilassante, si va pure a lavorare. Poi a coro. Poi forse crollerò al suolo. Forse, eh.

E, no, non mi sono dimenticata, il compleanno di questo blog è arrivato e passato. Quanti anni sono? Nove? Credo. Contando, come sempre, la sua vecchia e nuova incarnazione. Dovrò controllare. Intanto son passati.
Si va avanti, si torna indietro.


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'^°-.,_,.-°^'^°-.,_ :: :: Double, double, toil and trouble, fire burn and cauldron bubble...:: :: _,.-°^'^°-.,_,.-°^'


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